Ocore apre il suo laboratorio in un istituto superiore palermitano


C’è una scuola a Palermo con un laboratorio di droni, il più alto numero di giovani diplomati che accede ai corsi di ingegneria con successo, un dirigente umanista che guarda al futuro e un docente, Matteo Figi, che con lo sguardo da imprenditore è stato capace di attrarre tra le mura delle aule le migliore esperienze imprenditoriali dell’isola. Quest’istituto è il “Vittorio Emanuele III” dove trova spazio FabLab@School, un cantiere futurista che in questi mesi sta ospitando Ocore, la startup che realizzerà la prima barca a vela al mondo con la stampa 3D che parteciperà ad una competizione oceanica, e di cui il portale di Compositi Magazine si era già occupato nei mesi scorsi. Entrare in questo spazio è come aprire gli occhi sul futuro: dentro quest’officina a farla da padrone sono le stampanti 3D con, per terra, sacchi di fibre di carbonio. Lì dodici ragazzi, molti dei quali neodiplomati al “Vittorio Emanuele III”, dal giugno scorso sperimentano e si confrontano, parlano di innovazione e con Francesco Belvisi e Daniele Cevola di Ocore stanno per realizzare un sogno. Sembra un gioco ma non lo è, anche perché Ocore ha vinto il premio nazionale per l’Innovazione, la più grande e capillare business plan competition italiana. Hanno sbaragliato una concorrenza di tutto rispetto (2.768 neoimprenditori, per un totale di 1.031 idee d’impresa e 531 business plan presentati), aggiudicandosi il primo premio assoluto. Una difficoltà riscontrata, però, è la mancanza di standard e di software dedicati, che aumenta non di poco il lavoro di progettazione, ricerca e sviluppo. C’è spesso l’esigenza di creare strumenti ex-novo, oppure di trovare impieghi alternativi a ciò che è stato progettato per altri scopi. Una sfida continua, con la consapevolezza, però, del fatto che nei prossimi anni, con la diffusione di una cultura della stampa 3D e di strumenti affidabili, diventerà sempre più facile applicare queste tecnologie in ambito industriale. Un progetto ancora più ambizioso, perché ha puntato al coinvolgimento dei più giovani, trovando spazio in una scuola superiore, luogo che normalmente non è deputato a questi compiti. All’interno del laboratorio, si sta realizzando la prima imbarcazione stampata in 3D: sei metri e mezzo di lunghezza per tre di larghezza, realizzata in fibra di carbonio. ll Mini 650 Proto sfrutterà il 3D printing con fibra di carbonio dove è conveniente e pratico, integrandolo ove necessario con materiali tradizionali. La sfida della progettazione è quella di coniugare sicurezza, resistenza e performance, il tutto mantenendo un peso ridotto, visto che si tratterà di una barca da competizione che dovrà prendere parte a una regata oceanica estrema.


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