Prima del restauro, il ponte ha subito nel corso dei secoli rimaneggiamenti e interventi di ordine locale e frammentario (come il collocamento delle tubature tra intradosso e piano di calpestio) ma non ha mai manifestato la necessità di restauri statici e interventi riguardanti l’intero manufatto. Dalle indagini preliminari è risultato che struttura e fondazioni, al contrario di quanto si pensasse, sono tutt’oggi in buone condizioni. A sorpresa, invece, la balaustra-parapetto che corre ai due lati del ponte versava in condizioni-limite di sicurezza a causa di una lesione che la percorreva in senso longitudinale, con rischio di ribaltamento. Anche i paramenti murari delle botteghe, che presentavano delle sacche di distacco tra muratura in pietra in facciata esterna e corsi interni di mattoni un tempo collaboranti, sono stati consolidati poiché, la sezione resistente della muratura risultava ormai ridotta.
Il cantiere, iniziato nel maggio 2015 e affidato all’associazione temporanea d’imprese Lares (capogruppo), Lithos e Setten Genesio (risultata vincitrice del bando pubblico del Comune) per un importo finale lavori di 3,4 milioni, è stato finanziato con 5 milioni attraverso la holding OTB (Only The Brave) dell’imprenditore veneto Renzo Rosso. Due sono stati gli interventi di carattere strutturale: quello sulle balaustre e quello sui paramenti murari delle botteghe. Per consolidare il parapetto del ponte sono state utilizzate mensole in acciaio duplex e rinforzi in trefoli e fasce di carbonio. L’intervento sui paramenti murari, volto a rendere nuovamente solidali il muro in pietra con quello in mattoni, è stato invece eseguito con trefoli in basalto. È importante sottolineare che gli interventi realizzati con materiali compositi soddisfano i requisiti della reversibilità e non danneggiano le porzioni storiche dei manufatti: tecniche di restauro tradizionali e innovative convivono felicemente nell’intervento in questione. Un provvedimento migliorativo consta nell’impermeabilizzazione dell’estradosso del ponte con guaina elastica ai fini di consentirne i piccoli spostamenti fisiologici. La guaina non è stata posata a diretto contatto con la muratura estradossale dell’arcata ma ha visto l’interposizione di uno strato di calce “di sacrificio”, affinché anche questo intervento risultasse reversibile. Le restanti azioni, di carattere conservativo, sono state finalizzate alla pulizia delle pietre dell’intradosso dell’arco, dei fianchi, dei parapetti e dei masegni che costituiscono la pavimentazione.
Per l’articolo completo, a firma di Laura Ceriolo:
http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2017/02/01/ponte-di-rialto/