Il processo è chiamato densificazione reattiva idrotermale a fase liquida (rHLPD), ma dietro un nome di non immediata comprensione, nasconde un’idea “abbastanza” semplice. La tecnica permette di creare attraverso soluzioni acquose, legami tra i materiali (come le polveri di minerali) a basse temperature, solidificandoli. “In generale, – afferma il professore – non superiamo i 240 ° C per produrre i materiali compositi, ma a molti processi basta la temperatura ambiente”.
L’idea, come spesso succede, è nata quasi per caso. “Ho visto come i frutti di mare sono in grado di produrre ceramiche a bassa temperatura, come i cristalli di carbonato, e ciò che le persone possono fare con acqua, come nel caso delle piste di atterraggio create in Alaska”, spiega Richard E. Riman. “Mi sono detto che saremmo dovuti essere in grado di fare la stessa cosa con la ceramica, ma impiegando un processo chimico a basse temperature che coinvolgesse l’acqua”.
I risultati non si sono fatti attendere come dimostra l’eco-cemento “Solidia” creato da non solo con minore energia termica ma anche un tasso di calcare incorporato più basso, il che si traduce in una riduzione delle emissioni di CO2 nella fabbricazione. E il prezzo di produzione è identico a quello del più comune cemento Portland.
La prima startup, Solidia Technologies, è stata avviata nel 2008, ma l’ingegnere non intende fermarsi qui. “In definitiva, ciò che vorremmo essere in grado di fare è creare una ‘Materials Valley’, dove questa tecnologia possa dar vita ad una società dopo l’altra, piccole, medie e grandi imprese”, ha aggiunto Riman che già si appresta a lanciare una nuova startup. Obiettivo? Realizzare materiali per dispositivi elettronici, ottici, magnetici, biomedici, tessuti e impianti aerospaziali.
Fonte: www.rinnovabili.it