La ricerca condotta dal professore Adrian Mouritz dell’Università Australiana Royal Melburne Istitute of Technology e iniziata dal Dipartimento Australiano di Difesa con la collaborazione della Marina Militare statunitense, ha mostrato la possibilità di riparazioni delle navi in mare aperto.
Con l’ausilio dell’Organizzazione di Ricerca Scientifica e Industriale del Commonwealth, Mouritz ha elaborato un polimero che può essere spruzzato su superfici fibrose composite danneggiate o spezzate per ripararle in dieci minuti.
“Al momento, se si danneggia un materiale composito, appartenete ad aereo, una nave o la lama di una turbina eolica, è necessario metterlo fuori servizio, quindi non può essere utilizzata”, dice Mouritz. “Si deve togliere, o cambiare la superficie danneggiata, mettere del materiale nuovo, e poi finalmente farlo ripartire. È un processo un po’ lento e dispendioso. Il nostro metodo permette di riparare il problema immediatamente, e quando questo si forma, può rigenerarsi come fa il nostro corpo.”
Preservare una difesa rapida è un lavoro critico, ma proteggere il personale è ancora più importante. Gli incendi su navi attraccate o in mare aperto possono minacciare molte vite, per non menzionare i milioni di dollari che si perdono nelle infrastrutture. La ricerca mira alla prevenzione di incendi come quello che nel 2014 ha distrutto HMAS Bundaberg, un pattugliatore da 54milioni di dollari.
Questo lavoro congiunge altre ricerche portate avanti da Mouritz sugli effetti del fuoco sulle navi fabbricate con fibre composite e di alluminio.
Se da una parte entrambi questi materiali sono molto leggeri e più economici, dall’altra sono sensibili alle alte temperature. Questo ha provato la ricerca di Mouritz nel tenere sotto controllo i rischi di incendio delle fibre composite: “Questo lavoro che stiamo portando avanti con il Dipartimento di Difesa è per sviluppare modelli che la marina possa utilizzare per predire la possibilità di incendi su una nave e quanto quel fuoco possa bruciare prima che divenga un azzardo alla sicurezza delle strutture dell’imbarcazione.”
Sono stati fatti dei test sperimentali dal team per formulare delle statistiche usate per salvare vite non solo sulle navi, ma anche su aerei e palazzi: “Abbiamo preso questa informazione su alluminio e fibre, e dunque abbiamo sviluppato modelli che permettano di prevedere come questi due gruppi di materiali si indeboliscono, e quando falliscono in caso di incendio.”
Inoltre Mouritz e il suo team collabora con organizzazioni locali e interazionali per capire come le fibre composite reagiscono all’esplosioni.