Fibra di carbonio, se invece di produrla a partire dal petrolio venisse creata dalle piante?


L’acrilonitrile è una sostanza chimica prodotta oggi attraverso un complesso processo a base di petrolio su scala industriale. Per sviluppare nuove idee per la produzione di acrilonitrile da materie prime rinnovabili, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti d’America (United States Department of Energy, DOE) ha invitato vari laboratori di ricerca americani a produrre acrilonitrile dai rifiuti vegetali, come quelli derivanti dalla lavorazione del mais, dalla paglia di grano e di riso dai trucioli di legno. Si tratta della parte non commestibile della pianta che può essere scomposta in zuccheri, a loro volta convertiti in una vasta gamma di prodotti a base biologica per uso quotidiano.
A lavorare su questo filone è il National Renewable Energy Laboratory (NREL) che ha reso noti i risultati di indagini sperimentali sulla conversione della biomassa lignocellulosica in acrilonitrile. Secondo gli scienziati dell’NREL, gli zuccheri di origine lignocellulosica provenienti da fonti rinnovabili potrebbero essere in grado di rendere la fibra di carbonio più economica e utilizzabile per le applicazioni di trasporto di tutti i giorni. Dalle auto alle biciclette, dagli aeroplani e alle navicelle spaziali.
Il processo sull’acrilonitrile a base biologica presenta numerosi vantaggi rispetto al processo a base di petrolio in uso oggi. “Questo è il punto cruciale dello studio”. Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di ridimensionare il processo di produzione di acrilonitrile necessario alle operazioni su scala pilota.

La ricerca è stata pubblicata su Science


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