Lo scorso luglio, il dottor Ferdous e la sua squadra si sono recati nell’Australia meridionale per monitorare nove traverse composite installate in una parte della ferrovia statale in condizioni di carico reali, che hanno poi confrontato con le traverse in legno esistenti. La collaborazione e la condivisione di esperienze tra l’Università e Austrak hanno svolto un ruolo importante nella convalida di queste nuove traverse composite.
“I compositi in fibra rendono il prodotto più resistente, mentre i materiali derivati dai rifiuti permettono di lavorare in un’ottica di maggiore sostenibilità. – ha affermato il prof Ferdous –. I numerosi test condotti presso il laboratorio dell’Università hanno dimostrato che, combinando questi materiali, si possono produrre delle traverse in compositi con una vita utile di circa 50 anni, più di tre volte superiore rispetto a quella delle equivalenti in legno, che durano circa 15 anni. Ciò permette di ridurre significativamente i costi di manutenzione dei binari. Inoltre, abbiamo riscontrato che la deflessione del binario con le traverse in composito rientra nel limite consentito”.
Il direttore esecutivo ad interim dell’Istituto di ingegneria avanzata e scienze spaziali, il professor Allan Manalo, ha spiegato come l’Università abbia lavorato su molti progetti insieme ad aziende di riferimento del settore, applicando i risultati della ricerca alla realtà produttiva.
“Questa valutazione delle prestazioni in servizio – ha dichiarato il professor Manalo – aiuterà a dimostrare agli ingegneri ferroviari e alle autorità la durabilità e le caratteristiche ad alte prestazioni delle traverse in composito polimerico e favorirà l’adozione di questa nuova tecnologia come alternativa alle traverse in legno duro per i ponti, costose e difficili da fissare“.
Il dottor Ferdous ha affermato che un obiettivo futuro per il team è quello di ottimizzare le prestazioni e i costi di queste traverse in materiale composito per renderle un prodotto più competitivo.