È il Graphene Flagship Project, il progetto di ricerca della Commissione europea che vede il nostro Paese in prima linea con la partecipazione di ben 23 partner, tra istituti di ricerca e imprese.
È il materiale del futuro. Ottimo conduttore di energia e calore, leggero e sottile (circa mezzo miliardesimo di metro), trasparente ma molto denso e resistente (1000 volte più dell’acciaio): le proprietà del grafene continuano ad affascinare gli scienziati di tutto il mondo. A puntare sulle potenzialità di questo innovativo materiale è l’Unione Europea che, per rilanciare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico del Continente, ha avviato il Graphene Flagship Project, un progetto di ricerca finalizzato ad approfondire la conoscenza delle caratteristiche e del comportamento del materiale e, soprattutto, a trasferire tali conoscenze dall’ambito accademico a quello industriale. Un progetto
ambizioso, che gode di un finanziamento da parte della Commissione Europea di 1 miliardo di euro per una durata di 10 anni, per rendere l’Europa, già molto competitiva a livello di scienza del grafene, altrettanto competitiva per ciò che riguarda gli sviluppi industriali. Anche perché tutto europeo è il merito della scoperta. Era il 2004 quando il giovane ricercatore Konstantin Novoselov e il suo professore Andre Geim dell’Università di Manchester sono riusciti a separare gli strati della grafite fino ad ottenerne uno dello spessore di appena un atomo, appunto il grafene. Scoperta che è valsa loro il Nobel per la fisica nel 2010.
Il grafene è infatti costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio disposti in esagoni regolari, una struttura che lo rende l’unico materiale a due sole dimensioni al mondo e che è alla base delle sue straordinarie proprietà elettroniche, ottiche termiche e meccaniche.
Le possibili applicazioni del grafene possono essere distinte tra quelle a breve, medio e lungo termine. Quelle a breve termine riguarderanno i settori dei compositi, dove il grafene può essere utilizzato come rinforzo per aumentare le proprietà meccaniche di componenti speciali, sia per utilizzi dove è richiesto di facilitare la dispersione di energia termica o di ostacolarla, i trattamenti superficiali anticorrosione e gli inchiostri conduttivi. Altre applicazioni, ad esempio nel settore dell’elettronica digitale, dei display e dei sensori, invece, richiedono ancora la soluzione di problemi legati al costo e alla performance rispetto alle tecnologie esistenti, mentre altri utilizzi, ad esempio nella spintronica o nel sequenziamento del DNA, sono per ora solo belle idee scientifiche.
Il partenariato del Graphene Flagship Project comprende oggi oltre 140 organizzazioni di 23 Paesi. Tra questi l’Italia gioca un ruolo di primo piano, contando ben 23 partner, tra centri di ricerca e imprese, che la situano al primo posto insieme alla Germania tra gli Stati membri più rappresentati, seguita da Spagna (18), Regno Unito (17) e Francia (13).
I membri italiani del megaconsorzio sono: CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Fondazione Bruno Kessler, Politecnico di Milano, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Politecnico di Torino, ST Microelectronics, Università di Trieste, Università di Padova, Breton, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Italcementi, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Selex ES, Università di Pisa, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Università di Salerno, Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, Libre, Grinp, Dyesol Italia, Centro Ricerche Fiat S.c.p.A, Nanesa e Delta-Tech.