Il progetto di rigenerazione senza ruspe è firmato da eTa Blades una ex start up di Fano, nelle Marche. In Italia è leader nella progettazione, sviluppo e produzione di pale: ne ha realizzate oltre 2.000 dal 2012 ad oggi.
Una grande percentuale di parchi entro il 2022/23 arriverà a fine vita. I primi grandi parchi risalgono infatti al 2004/2005. Che ne facciamo? Smantellare è un disastro. E rispetto alle nuove esigenze i siti sono troppo piccoli.
Inoltre, va ricordato anche che siamo vicini al fine vita degli incentivi e se la produzione di energia deve essere sostenibile ecologicamente, lo deve essere pure economicamente.
Giovanni Manni, fondatore e amministratore delegato di eTa Blades, dice:
“Il nostro progetto permette di ottenere più energia dai siti meno ventosi quindi generare profitto anche dai parchi più marginali. Le nuove pale permettono di sfruttare meglio le ventosità minori. In Italia abbiamo sempre comprato le turbine dei paesi del Nord Europea, dove c’è più vento, mentre le nostre sono state progettate studiando le condizioni tipiche del Mediterraneo”.
Manni raccontando la genesi della sua azienda afferma che uno dei primi obiettivi di eTa Blades è stato proporre sul mercato delle pale con efficienze maggiori di quelle già presenti, con la doppia possibilità di essere installate su turbine nuove o su quelle vecchie.
Questa opzione è fondamentale in un’ottica di sostenibilità.
“L’elemento più critico sulla lunga distanza è il rotore. La turbina ha un ciclo di vita di 20 anni e poi deve essere sostituita. Ma l’elemento più esposto all’usura sono le pale. Le nostre, oltre a produrre di più, incidono di meno sugli altri componenti e si allunga così il ciclo di vita dell’intero sistema”.
Dunque cambiando solo le pale si riesce ad allungare la vita dei parchi. Il concetto chiave di eTa Blades è il re-blading, ovvero il miglioramento delle performance e l’allungamento del ciclo di vita dell’impianto eolico.