Gli aerei ultraleggeri in fibra di carbonio della startup barese Blackshape


Il primo seed da 25.000 euro arriva con un bando della Regione Puglia. E poi un altro da 350mila euro con fondi europei. «Siamo arrivati primi, ma avevamo un problema. La banche non ci rilasciavano la fidejussione. Pochi giorni prima della scadenza abbiamo incontrato Vito Pertosa di Angel Company che ha creduto in noi». Ricerca e visione internazionale. Con un’accelerazione industriale. Da lì la trasformazione in società per azioni con capitale a 1 milione di euro. Oggi Blackshape fa parte di questo colosso italiano di tecnologie spaziali con sede a Mola di Bari, una “multinazionale tascabile” che si rafforza nelle nicchie tecnologiche di mercato. La “tech valley” fa concorrenza alle più note esperienze Oltreoceano. Il gruppo ha un giro d’affari di 250 milioni di euro, 6 sedi in Italia e 13 nel mondo con 1200 dipendenti, di cui 700 ingegneri. «Abbiamo avuto un beneficio non solo economico, ma anche industriale e tecnologico. In un Sud dove i venture capital sono assenti e il ricorso al capitale di rischio nullo facciamo sinergia industriale alimentando distretti ad alto valore tecnologico», precisa Petrosillo, ora anche vice-presidente di Angel Investment. La specificità di questo gioiello made in sud è la fibra di carbonio con certificazione dell’EASA, ovvero dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea. «Il carbonio ci dà vantaggi strutturali tecnici che riducono i costi operativi. Grazie alla fibra pesiamo di meno e perciò consumiamo di meno, quindi siamo più competitivi». Di fatto l’adozione di una tecnologia innovativa nei materiali abbatte i costi. «Ora puoi fare più ore allo stesso costo, ottimizzando le risorse». Oggi BlackShape ha 70 aeroplani in giro per il mondo ed è best-seller nella categoria biposto in tandem. Con il modello K150 primo aeroplano certificato non più come ultraleggero. «Tutto ciò significa che siamo diventati un’azienda di aviazione generale, in Europa ce ne sono una decina». Cento ingegneri specializzati nel team con l’headquarter a Monopoli, in provincia di Bari. E presto arriverà il nuovo stabilimento da 14mila metri quadrati vicino all’aeroporto di Bari, tre volte più grande di quello attuale. La flessibilità si respira anche nella produzione. E la ricerca si legge nelle domande brevettuali. «Abbiamo decuplicato ricavi e fatturati in cinque anni e raggiunto il break-even in poco tempo, con un piano di ammortamento chiuso in quattro anni. Anche perché un aeroplano, che solitamente si produce in diversi anni, lo riusciamo a fare in due». Il loro velivolo attualmente è l’addestratore primario più performante ed economico al mondo. «Vogliamo diventare la prima azienda aeronautica privata in Italia. E puntiamo ad essere tra le prime del mondo nella nostra categoria».


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