Negli ultimi decenni si è assistito a un rafforzamento continuo e significativo di tutte quelle applicazioni dove l’utilizzo di materiali evoluti, quali per esempio i compositi a fibra di carbonio, ha consentito notevoli risparmi in termini di peso. In ambito automotive il cambiamento è dovuto alla sempre più alta diffusione dei motori elettrici e alle restrizioni legate alle emissioni di CO2 proprie dei motori endotermici. Mind Composites è al centro di questa evoluzione e durante il 2018 si è occupata della produzione di elementi strutturali e di parti di carrozzeria con entrambi i tipi di alimentazione.
Mind Composites è specializzata nell’ingegnerizzazione e produzione di componenti in fibra di carbonio e sviluppa progetti per il settore automotive, aerospace, nautico e medicale.

Alcuni passaggi chiave dell’intervista a Francesco Varrasi
Qual è il valore aggiunto di Mind Composites in questo settore?
Il nostro obiettivo è quello di innovare per ridurre sensibilmente il costo di trasformazione del carbonio e per rendere accessibile l’utilizzo dei materiali compositi non solo al mondo delle supercars ma anche a mercati con produzioni potenzialmente molto più grandi, quale quello legato all’elettrificazione delle vetture.
Per raggiungere questi obiettivi la nostra forza è l’integrazione tra ingegneria di prodotto e di processo ed il manufacturing. Siamo nati come engineering e vogliamo continuare a conservare il nostro DNA di innovazione con una specializzazione al mondo dei materiali compositi. E proprio per questa verticalizzazione delle nostre competenze e per meglio connotarci sul mercato, ci siamo trasformati in Mind Composites.
Per innovare bisogna saper investire.
Senza dubbio. Per questo motivo, nel 2015, abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti. Fino ad allora abbiamo lavorato integrando i fornitori esterni. Con il passaggio successivo, abbiamo puntato sul manufacturing, racchiudendo in uno stesso ambiente sia l’area ingegneristica che la possibilità di produrre utilizzando le principali tecnologie di trasformazione del composito. L’obiettivo è dare la possibilità ai nostri clienti di entrare nel nostro plant con un’idea di sviluppo ed uscire con un prodotto finito.
Come avete operato?
Abbiamo acquistato un nuovo capannone industriale, assunto nuovi tecnici, investito in nuovi macchinari. Questo ha permesso, nel 2018, di arrivare ad un fatturato di 18 milioni di euro tra produzione ed ingegneria. Per raggiungere nuovi obiettivi, è necessario investire in ricerca e in moderne strumentazioni.
Come si sta indirizzando il mercato dei materiali compositi?
Viste le attuali regolamentazioni, qualsiasi sviluppo sulla mobilità deve tenere conto del necessario abbattimento degli agenti inquinanti. Da qui ad esempio nasce l’inarrestabile trend dello sviluppo di veicoli elettrici.
Il peso è un elemento chiave per chi produce auto o, in genere, per i mezzi di trasporto e per raggiungere l’obiettivo della riduzione del peso delle strutture, si passa anche per il materiale composito.

Il futuro dei trasporti ruota attorno al peso?
Faccio un esempio pratico: per la completa affermazione della mobilità elettrica su ruote è necessario che i mezzi possano percorrere distanze medio/lunghe. Considerato che l’inserimento delle batterie può gravare sul peso per oltre 250 kg, se si vuole dare maggiore range di autonomia il peso delle strutture del veicolo deve necessariamente diminuire. Con l’unione di capacità ingegneristica e competenza nella trasformazione di materiali compositi possiamo concentrarci sullo sviluppo di strutture leggere e performanti.
Qual è il futuro del vostro settore?
Le ricerche di mercato dicono che ci sarà una crescita verticale dell’utilizzo dei compositi. La spinta dell’industria automotive di massa porterà ad una sempre maggiore richiesta di componenti in carbonio. Le norme portano all’alleggerimento delle strutture e, dunque, l’ulteriore sviluppo di questo settore sarà inevitabile. Ma quanto saremo in grado di produrne e trasformare materiali compositi? Si entrerà velocemente in un mercato dove la domanda è maggiore di quella odierna e probabilmente rimarranno solo quei player che sono stati capaci di innovare, sfruttando le economie di scala. Fare di più con meno risorse.