Nascono negli Stati Uniti ,da una collaborazione fra Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa, California Institute of Technology (Caltech) e Pennsylvania State University, le stampanti 3D che trasformeranno i veicoli spaziali. Questa nuova tecnologia di stampa è l’unica a permettere di passare da una lega metallica ad un’altra in uno stesso oggetto, senza depositare strati di metalli diversi, grazie al laser che li fonderà tra loro. “In questo modo è possibile studiare il comportamento di molte leghe diverse, sperimentandone un grandissimo numero”, dichiara Peter Dillon, del JPL.
Con questi nuovi strumenti sarà possibile creare i componenti delle astronavi del futuro predisposte ad esplorare il Sistema Solare, oggi impossibili da costruire poiché richiedevano la combinazione di metalli diversi depositati in sottilissimi strati.
L’importanza della realizzazione è anche evidenziata dal fatto che è la prima volta che i materiali compositi di questo tipo vengono utilizzati per fabbricare oggetti che possono avere proprietà diverse, ad esempio a seconda del lato su cui viene utilizzato: un lato potrebbe avere un’alta temperatura di fusione e l’altro una bassa densità, un lato potrebbe essere magnetico e l’altro no. In pratica “diventa possibile modificare costantemente la composizione del materiale”, osserva Douglas Hofmann, del JPL.
