L’iniziativa può contare su un budget di otto milioni di euro, di cui la metà finanziato dal Ministero Università e Ricerca.
Competenze diverse a fattor comune
Le soluzioni adottate nel progetto rispondono all’esigenza di generare materiali sempre più versatili e funzionali, impiegando metodi di costruzione alternativi ai processi convenzionali.
Inoltre, in una visione di economia circolare, si è fatto ricorso a tecnologie per il riciclo di sfridi di lavorazione e residui di sistemi termoplastici, in particolare a base di fibra di carbonio, provenienti dall’attività di rifinitura dei pezzi.
“Il progetto AMICO rappresenta un caso unico – commenta Eva Milella, presidente del distretto IMAST – in cui aziende appartenenti a settori totalmente diversi tra loro collaborano con le più prestigiose università ed enti di ricerca, dando vita ad un programma trasversale e multidisciplinare”.
Il contributo della ricerca in ambito aerospaziale
ENEA ha preso parte alle attività del settore aeronautico orientate alla validazione preliminare dei campioni fabbricati, sviluppando operazioni sia di recupero e valorizzazione dei materiali di scarto dei procedimenti di Additive Manufacturing che di diagnostica di processo attraverso tecniche ottiche.
“AMICO ha rappresentato per ENEA un momento di confronto sulla sperimentazione dei processi sui materiali di nuova generazione del settore dei compositi aereonautici. – Sottolinea Sergio Galvagno, ricercatore ENEA del Laboratorio Nanomateriali e dispositivi – Il progetto ci ha consentito di sperimentare nuove strade per l’utilizzo delle fibre di carbonio recuperate (RCF), sia come punto di partenza per materiali ceramici sia attraverso la realizzazione di filamenti per stampa 3D caricati”.