Scenari, opportunità e pericoli

Il trasferimento tecnologico (TT) è un elemento chiave nelle attività tecnico/commerciali domestiche, europee e internazionali. I Paesi dell’Unione Europea (UE) offrono conoscenza, esperienza e affidabilità consolidate, mentre quelli a forte crescita economica (es. Cina, India, Brasile) capitali e risorse finanziarie. La combinazione di questi due fattori si esplicita attraverso accordi e contratti nei quali i primi trasmettono le proprie conoscenze (il TT), i secondi i fondi economici difficilmente reperibili all’interno del contesto europeo e americano in modo sinergico. Serve ovviamente una normativa di riferimento che sia di supporto e tutela di questo processo per un TT a livello europeo, ma soprattutto in ambito extracomunitario. Alla normativa deve corrispondere un edificio giuridico che preveda opportune sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto e violazione delle norme.
Il beneficiario finale (
end user) del TT di fatto è il soggetto che rende disponibili i fondi necessari per sviluppare/implementare/produrre le idee ed i prodotti innovativi ideati dal soggetto che non è in grado di autofinanziare l’iniziativa. Si trasferiscono direttamente tecnologie, processi e prodotti, ma anche beni intangibili. Ad esempio, fornire un componente in materiale composito equivale a fornire anche la natura dei materiali (matrice e fibre, percentuali, composizioni, sequenze di laminazione) e dei processi desumibili con strumenti di analisi facilmente acquisibili: di fatto si trasferisce indirettamente tutto il contenuto tecnologico intrinseco del prodotto. Stesso concetto vale anche in ambito software.
Esiste anche un altro meccanismo di TT, forse più nascosto e pericoloso, quello “non voluto”, nel quale le modalità di scambio e di invio delle informazioni sono la semplice telefonata o e-mail, fino ad arrivare all’accesso a data-base e ad archivi informatici.
Lo strumento più usato per creare TT a livello internazionale è la
Joint-Venture (JV), dove una parte mette a disposizione tecnologie e know-how, l’altra i fondi economici per lo sviluppo congiunto di un prodotto il cui sfruttamento sarà definitivo sia in fase pre- (background infomation) che post-produzione (foreground information). In questo tipo di approccio diventano critici gli aspetti contrattuali relativi all’off-set: nel contesto della JV il nuovo prodotto sviluppato a chi appartiene? Come e da chi deve essere commercializzato? Il tutto va regolato e normato (fig.1).

Da partner a competitor
In assenza di una struttura contrattuale adeguata il soggetto che rende disponibile il
know-how di fatto vedrà trasformarsi il partner finanziario – industriale in un futuro competitor. Pertanto, le tecnologie sensibili o disruptive non vanno messe a fattor comune nella JV (o in generale nel TT), o devono essere adeguatamente protette e tutelate.
Esistono enti governativi il cui compito è il rilascio delle autorizzazioni alle trattative commerciali, alle esportazioni di prodotti e tecnologie e al TT. Tutti gli attori dovranno avere le opportune certificazioni, un adeguato strumento di gestione dei controlli di tutto il processo TT e un alto livello di affidabilità, oltre che l’esperienza nel gestire gli aspetti tecnici, commerciali e legali.
I punti cardine in ogni fase delle attività sono:

  • documentazione completa, sia di carattere tecnico sia di natura contrattuale; a questo riguardo bisogna:

  • verificarne la reperibilità ed accessibilità (data base condivisi)

  • verificare che vengano utilizzate sempre le ultime revisioni approvate

  • esplicitare la configurazione del prodotto/bene trasferito

  • definirne il livello di classifica (anche i materiali/prodotti e il personale devono averlo), ovvero i company confidential

  • tracciabilità di ogni informazione, attività, comunicazione

  • definizione della catena gerarchica e delle responsabilità

  • formazione del personale con particolare attenzione verso gli aspetti più critici del progetto di TT

  • tutela della sicurezza fisica del personale

  • definizione e delimitazione delle proprietà intellettuali

  • definizione di eventuali deroghe alla normativa sul TT e le JV

  • definizione delle regole alla base delle trattative commerciali e contrattualizzazione delle attività

  • flussi finanziari: tracciamento e controllo, oneri, sanzioni amministrative

  • definizione del time schedule del programma

  • struttura delle parti contrattuali:

  • attiva (diretto tra i soggetti) nel caso di Raggruppamenti Temporanei d’Impresa (RTI)

  • passiva qualora veda il ricorso a subfornitori, purché non contenuti nelle black list dell’end user finale.

Livelli autorizzativi
È utile definire vari livelli autorizzativi che vanno così suddivisi:

  • individuali: specificare quantità e relativi valori economici

  • globali: lista generica senza quantità e valore economico

  • generali: categorie di materiali e processi.

È possibile prevedere livelli autorizzativi preventivi che valgano secondo il criterio del “silenzio/assenso” nell’accettazione di specifiche condizioni. Questo criterio implica pericoli intrinseci subdoli in quanto difficili da prendere in considerazione preventivamente (e, quindi, normati) e che poi nel corso delle attività potrebbero risultare critici. Lo scopo del TT è creare business, ovvero redditività economica per l’impresa e non “regalare” conoscenze e tecnologie a un terzo facendolo diventare un competitor (fig.2).

Le criticità
Nel mondo del TT la
Security (soprattutto la Cyber) è un aspetto importante, soprattutto quando i soggetti coinvolti operano a livello internazionale; in questo ambito è necessario che i dati trasmessi non vengano “catturati” da terzi e/o alterati nel corso della trasmissione.
Altro aspetto da evidenziare sono le modalità operative del trasferimento tecnologico: può avvenire in modo diretto tra due soggetti (
A e B), oppure attraverso un intermediario (C) (fig.3).

In quest’ultimo caso i principi base sono:

  • A e C devono essere autorizzati all’intermediazione

  • C non deve trasferire alcunché a un soggetto D non coinvolto e autorizzato al TT

  • i trasferimenti possono essere unidirezionali (one way) e/o bidirezionali (two way).

La figura 4 riassume un possibile schema complessivo di TT.

Scambi tra settori
Nell’ambito dei mercati domestici, un processo di TT può essere favorito e finanziato anche da organi ed enti governativi per creare una “rete” di contatti e conoscenze tra le varie realtà, anche appartenenti a differenti settori, interessate ad una specifica tematica. Proprio l’assenza di contatti spesso non consente ad un operatore di un settore di conoscere altre realtà in grado di fornirgli soluzioni ai problemi tecnologici e manifatturieri. Un esempio è il settore aerospaziale che, operando in ambienti estremamente complessi, sviluppa soluzioni altamente performanti che possono essere implementati anche, ad esempio, in quello medico che di fatto poco “dialoga” con il primo. Questo può essere declinato nelle parole chiave
dual – use e multipurpose.
La struttura tipica di un processo interno di TT è semplice:

  • creare schede di prodotto e tecnologie

  • costruire un data base di aziende potenzialmente interessate

  • organizzare eventi dedicati di presentazione dei prodotti e visite presso gli stabilimenti

  • avere un approccio B2B

  • creare un sito internet dedicato

  • estendere il TT al potenziale mercato export.

Ad esempio, il mondo dell’edilizia e della ristrutturazione degli edifici ha introdotto da alcuni anni l’uso dei compositi polimerici per il recupero delle strutture. I professionisti coinvolti, a causa del loro tradizionale percorso formativo, non hanno una conoscenza approfondita del composito che spazi dalla teoria di base ai processi di deposizione, passando per quelli tecnologici di produzione. Pertanto, utilizzano il “prodotto” come da data sheet fornito dal produttore, non sfruttandone tutte le potenzialità. In questi casi, invece, il TT cognitivo dal settore aerospaziale e della ricerca industriale a quello edile porta i seguenti vantaggi:

  • maggiore conoscenza della tematica e del prodotto

  • possibilità di ottimizzarne l’uso e le prestazioni

  • maggiore affidabilità dell’opera e riduzione dei rischi correlati

  • ottimizzazione di costi e tempi

  • accrescimento delle proprie competenze e professionalità con incremento del business potenziale.

Infatti, le applicazioni nei trasporti e nell’edilizia sono un ambiente pienamente recettivo per il trasferimento della tecnologia dei compositi polimerici dal settore aerospaziale e della ricerca, anche se la sua giustificazione dal punto di vista dell’impresa e del mercato deve rispondere ai seguenti pre-requisiti:

  • analisi costi-benefici per definire la voce del costo finale di produzione

  • capacità a produrre il componente innovativo integrato più leggero ad un tasso vantaggioso, risolvendo i problemi di qualità e pervenendo all’accettazione del cliente

  • analisi del ciclo totale di vita che permetta di determinare il contenuto energetico finale del prodotto, durabilità, riciclabilità e sostenibilità.

L’esempio dell’India
Per parte delle strutture di aeromobili militari e di mezzi navali e per le pale eoliche, l’uso di compositi polimerici è già accettato, mentre in molte altre applicazioni, compreso il settore dei trasporti, il loro utilizzo deve essere esaminato con cura. Il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Governo dell’India nel 1993 ha avviato 26 progetti volti a dimostrare la trasferibilità dei compositi in fibra sintetica e naturale in vari settori come i trasporti, quello industriale, bio- medicale, edile, ecc. L’ iniziativa mirava a ridurre il divario con l’Europa occidentale, gli USA ed il Giappone, paesi che godono della maggiore quota del mercato mondiale dei compositi (in USA e Cina il consumo pro-capite di compositi è pari a 5,6 kg. e 1,5 Kg, mentre in India è pari a 35 g) ed è stata assegnata al
Technology Information, Forecasting & Assessment Council (TIFAC) in virtù delle sue precedenti iniziative in questo settore tecnologico. I settori industriali chiave sono menzionati nella tabella 1.
Il progetto di trasferimento tecnologico promosso dal governo indiano può essere suddiviso in due fasi successive. Il primo è stato centrato a livello nazionale con finanziamenti pubblici a laboratori di R&S o a istituzioni accademiche, supportati da risorse finanziarie di partner industriali esterni al settore dei compositi. Nel secondo sia i partner del settore che gli end-users sono stati coinvolti direttamente nel processo di sviluppo fino alla fase di realizzazione del prototipo e di testing del prodotto, portando le loro capacità, competenze e disponibilità di laboratorio (fig.5).
Un approccio efficace come dimostrato dall’uso applicativo dei risultati del programma, di due dei quali sono dati alcuni dettagli:

  • scatole-ingranaggi in FRP per locomotive: sessanta scatole-ingranaggi in FRP per diesel e locomotive elettriche sviluppate nell’ambito del progetto sono state montate sulle locomotive diesel delle ferrovie indiane e sono pienamente operative, consentendo un risparmio di peso di 430 kg per pezzo (fig.6).

  • Fan a flusso assiale energeticamente efficienti in FRP: cinque diversi tipi di ventilatori in FRP sono stati sviluppati per applicazioni relative a torri di raffreddamento, ventilazione ed umidificazione, miniere e tessile, raffreddamento dei radiatori per locomotive diesel e scambiatori di calore ad aria. L’introduzione del composito ha permesso un guadagno di efficienza del 20-30% rispetto ai ventilatori in leghe di alluminio. Fan in FRP sono stati montati su locomotive diesel dalla società delle Ferrovie indiane e su torri di raffreddamento ed altre applicazioni di primarie industrie indiane, aprendo interessanti prospettive sui mercati esteri.

Il progetto sponsorizzato dal governo indiano si è di rivelato un modello di trasferimento tecnologico vincente, dimostrando le potenzialità di questo strumento come base per la competitività nei vari settori industriali.

di Marco Regi e Francesco Sintoni


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